Il cambiamento che fa paura

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Cosa è successo nel tardo pomeriggio del 15 aprile 2019?

Un incendio è divampato nella cattedrale di Notre-Dame, simbolo di Parigi, emblema della cristianità e della storia francese. Una ferita al cuore dell’Europa che non trova riscontro nelle numerose classifiche degli eventi, veicolate dalla stampa, che hanno caratterizzato questi ultimi 10 anni e che ritengo, invece, interessante ricordare non tanto per la mia personale opinione quanto perché ci aiuta a focalizzare che nulla è per sempre ovvero, come osserva Eraclito, perdura solo il cambiamento di cui abbiamo paura.

Ma contrastare il cambiamento, tuttavia, non ci fa recuperare il passato ma perdere il futuro. Un futuro che sembra sparito dal nostro orizzonte come evidenziato dall’ultimo rapporto CENSIS e che dovremmo, invece, studiare per capire, interpretare, anticipare la direzione che prenderanno le nostre paure, le nostre ambizioni in un mondo sempre più scivoloso che non riconosce più destra sinistra, sopra sotto, davanti dietro, senza più barriere né blocchi contrapposti, né Nato né Patto di Varsavia.

Un mondo che con i suoi sempre più veloci cambiamenti crea una quotidianità volatile, incerta, complessa, ambigua, come sintetizzato dall’acronimo VUCA, che fotografa un processo ormai irreversibile e che non possiamo contrastare ma che dobbiamo, invece, trasformare nel nostro compagno di viaggio cambiando magari occhiali – come “Noi di Spoiler” suggerisce – per ragionare su altri elementi e vedere nella V, dell’acronimo VUCA, una visione, nella C la collaborazione, nella A l’agilità e nella U l’utopia non come modello ideale, irraggiungibile, inesistente o come una fuga nell’impossibile ma come quell’orizzonte che ancora non c’è ma verso il quale dobbiamo orientare il nostro sguardo: critico, progettuale, anticipante.

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