Dove si studia il futuro

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Conoscere il futuro è stato uno spunto di molte opere di fantascienza, uno per tutti il film “Ritorno al futuro” del 1985: conoscere prima l’ambiente che ci aspetta ci permette di guidare al meglio le nostre azioni, come fa il protagonista che poi avrà la meglio sui suoi avversari.

Ci sono efficaci metodi scientifici che aiutano a valutare gli scenari futuri.
Infatti studiare i futuri è una necessità, un bisogno, ma anche una scelta fondamentale per capire i cambiamenti in arrivo e prepararsi a gestirli.
Non si tratta di avere uno sguardo privilegiato rivolto al futuro, ma servono studi e attitudini alla sperimentazione.

Ancora prima dell’indispensabile background accademico-scientifico è necessario coinvolgere sempre più persone nell’immaginare nuove possibilità, nel collegare a schemi ricorrenti e strutture più ampie i segnali che registriamo e gli eventi che ci riguardano. Unesco descrive infatti la future literacy – i testi, la letteratura tecnica sulla materia – come la competenza del XXI secolo e proprio per rendere capillare il percorso di alfabetizzazione ha istituito e sostiene diverse cattedre in previsione sociale in varie parti del mondo.

Quindi diffondere un modo di pensare, una forma mentis, è indispensabile per rendere patrimonio comune un approccio che, se usato in modo appropriato, farebbe da volano per un futuro migliore. Ciò ha applicazioni sia a livello di programmazione pubblica che nelle realtà economiche e aziendali, per esplorare le prospettive che si possono creare o che si possono invece chiudere.

Accanto a questa diffusione capillare più generale che è auspicata, si avverte però anche la necessità di contestualizzare i principali concetti e metodi dei futures studiesall’interno dei percorsi di studio universitario di varia natura.

La disciplina – trasversale – deve aprirsi uno spazio all’interno degli insegnamenti, da quelli matematici a quelli economici, dell’ambiente e non ultimo, del diritto. Ciò consentirebbe nell’arco di alcuni anni di avere in capo a giovani professionisti, se non proprio una vera padronanza di metodi, almeno la conoscenza e l’attitudine a usare modalità partecipative per l’analisi di questioni complesse, per affrontare gli aspetti decisionali tenendo conto di alternative possibili.

In questa prospettiva gli argomenti da affrontare negli auspicati corsi, in modo trasversale e sistemico, dovranno essere legati a demografia, energia, sostenibilità, gestione dell’innovazione e della leadership, nell’ottica di imparare a vedere quello che di solito non si percepisce immediatamente. Imparare a saper differenziare fra futuri presenti e presenti futuri, rischi e incertezze, sarà il primo passo per quell’allenamento alla complessità da tutti invocato, ma che deve essere anche concretizzato nel mondo reale.

Passare quindi dall’analisi e dall’estrapolazione di dati dal passato (forecast), alla visualizzazione di possibili futuri (foresight) per poter agire mediante scelte che possano basarsi su di una attività di anticipation: quello dei sistemi anticipanti è un campo di ricerca che si concentra sui comportamenti anticipanti, in cui i futuri entrano nel processo decisionale.

Si deve per questa via di concretizzazione, che passa dalle università al mondo imprenditoriale e dei servizi, sviluppare la competenza dei futuri manager, così da conoscere i principi fondamentali su cui si basano le nuove discipline relative ai futuri e da mettere queste figure professionali in condizione di gestire e applicare le basi del pensiero anticipante nell’ambito del proprio campo di attività. Si deve giungere cioè a essere in grado di lavorare con i principali metodi utilizzati negli studi di futuri e di muoversi fra futuri possibili, plausibili, probabili, per visualizzali e applicarli nell’analisi di esempi concreti.

Solo in questo modo, portando la disciplina dalle università alle realtà economiche e sociali, si può pensare di operare una svolta, che nel portare utilità ai singoli attori, porta anche potenzialmente una maggiore consapevolezza nella pianificazione e nell’atteggiamento necessario ad affrontare le tante sfide che si profilano all’orizzonte.