La casa del futuro? Sarà sensibile

/ / Noi di Spoiler

«Occorre saper vedere ciò che accadrà, per muoversi oggi», è solito ripetere. Il tema dell’evoluzione dell’abitare (dove il termine casa è l’acrostico di Creatività, Attrattività, Sostenibilità, Azienda) è il cuore del problema. La casa post emergenza, sarà una “casa tra” noi, connessa ai bisogni che il corso degli eventi mette e metterà in luce.

Scrive il cantautore Nick Cave: «è il momento di fare un passo indietro e sfruttare questa opportunità per riflettere su quale sia esattamente la nostra funzione: a cosa serviamo, noi artisti?». Aggiungerei: a cosa serviamo tutti noi? Impegnati a contrastare una paura, che solleva.

In questi ultimi mesi – frastornati da numeri, tassi di letalità, indici di mortalità – siamo tutti un po’ distratti a guardare il dito invece che la luna. L’emergenza sanitaria in corso, con la contestuale devastante pandemia economica, ci sottrae risorse, ma sta a noi trovare le energie per anticipare le future emergenze ed essere pronti, fra 20 anni, a vivere e gestire le nuove normalità, le nuove paure che condizioneranno anche il mercato della filiera delle costruzioni.

È doveroso, pertanto, come peraltro più volte segnalato da Noi di Spoiler, Think Tank di futuristi, disegnare ora i possibili scenari alternativi alla discriminazione elevata a sistema, alla carenza d’acqua, al vento che porterà non solo colorate e velenose polveri, ma anche violenza, povertà, disperazione.

Come il Presidente JFK diceva «il tempo giusto per riparare il tetto è quando il sole splende».

Ovunque volgiamo lo sguardo incontriamo ostacoli, ma può anche darsi che dall’interconnessione delle criticità – disagio abitativo, invecchiamento della popolazione, virus impazziti, inquinamento atmosferico, pressioni finanziarie sui sistemi pensionistici e di assistenza (già oggi a livelli di spesa pubblica insostenibili), rifugiati climatici – possano nascere le condizioni per costruire case pensate come tecnologie. Come tutte le tecnologie, queste case saranno un “essere-tra”. Come i sandali. Una tecnologia, osserva il filosofo Luciano Floridi, è un “essere-tra” la sabbia che scotta e i nostri piedi. Questo perché colma le esigenze di un utente (i piedi) rispetto a ciò che un suggeritore (cioè la sabbia che scotta) ha provocato. Esattamente così, anche gli edifici residenziali del futuro saranno un “essere-tra” noi e nuovi bisogni, nati dalla coesistenza delle intelligenze artificiali, dalle fragilità di utenti sempre più nomadi e sempre più cacciatori di opportunità. Saranno case-cliniche in grado di offrire soluzioni sanitarie di prevenzione personalizzate, si prenderanno cura della salute degli inquilini e sapranno mettere in rete i dati clinici degli abitanti, anche per consentire affitti calmierati; contemporaneamente saranno un luogo di lavoro e di studio. Non semplici tetti che proteggono dalla pioggia, ma infrastrutture sanitarie e sociali: un prodotto che già da alcuni anni ritengo appartenere al futuro presente del mercato immobiliare. Questa epidemia ha confermato la tendenza.

Le case saranno pensate come ospedali da campo. Oggi strutture che si attrezzano per rispondere a bisogni improvvisi. Domani contenitori fissi o mobili, componibili e flessibili, pronti a rispondere con tempestività al flusso continuo di nuove emergenze, non necessariamente pericolose e catastrofiche. Perché occorre anche riflettere sul fatto che l’uso negativo del termine emergenza ha schiacciato l’altro suo significato etimologico, di «ciò che emerge», che esce all’improvviso dalla superficie calma delle acque e che, quindi, può anche essere bello e fortunato.

Le case future saranno connesse con altre tecnologie e realizzate in un continuo confronto-incontro, con i data lords e non più solo con i land lords, in un rapporto disciplinato da un contratto di “vassallaggio 4.0”. Saranno ideate non più in base ai metri quadrati, ma progettate per realizzare l’acrostico CASA: Creatività, Attrattività, Sostenibilità, Azienda. Parole, parole. Ma le parole non sono dei semplici mattoncini con cui costruire edifici giuridici, letterari, filosofici. Sono il DNA delle idee. E le idee sono la causa delle cose.

 

Pubblicato sul numero speciale di Casa Naturale, maggio 2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *