Futuri possibili

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Il lavoro del futurista ha i suoi principi, le sue regole, i suoi metodi. Siamo portati a credere che il futuro non sarà poi così diverso dal presente, solo un po’ più veloce. La ragione di ciò sta nell’incapacità del senso comune di afferrarlo, ma Il futuro è qualcosa di diverso da ciò che noi supponiamo, per “guardarlo in faccia” dobbiamo provare a uscire dal loop del quotidiano. Decisivo è il passaggio dal futuro, come se fosse là ad attenderci in fondo alla strada, ai futuri (al plurale) dispiegati in campo aperto. Il passaggio da una idea implicita ad una esplicita di futuri ci permette di provare ad accoglierli senza farsi travolgere. Megatrend ed esplorazioni indicano comportamenti radicati nel tempo, che hanno tutta l’aria di poter proseguire indisturbati la loro corsa. La differenza fra i primi (ad es. boom demografico, invecchiamento della popolazione) e i secondi (ad es. mercato del lavoro, nuovo baricentro commerciale mondiale) è che le variabili fondamentali dei primi sono determinate, mentre quelle dei secondi sono ancora aperte e oscillanti. Guardare le previsioni del tempo non è una attività anticipante. Ma guardare le previsioni e, in ragione di ciò, prendere l’ombrello prima di uscire di casa è una attività anticipante. Le previsioni sono solo un modello, ci raccontano che cosa potrebbe succedere, cambiare comportamento è, invece, un’attività anticipante. Le nostre azioni “impiegano” futuro, sta a noi “leggere” le situazioni e prendere le decisioni conseguenti. La visualizzazione occupa il centro del proscenio di un esercizio di futuro. Compito di un futurista è rendere espliciti e fluorescenti i futuri possibili, in modo da poterli “spendere” nei successivi processi decisionali.

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Il lavoro del futurista ha i suoi principi, le sue regole, i suoi metodi. Siamo portati a credere che il futuro non sarà poi così diverso dal presente, solo un po’ più veloce. La ragione di ciò sta nell’incapacità del senso comune di afferrarlo, ma Il futuro è qualcosa di diverso da ciò che noi supponiamo, per “guardarlo in faccia” dobbiamo provare a uscire dal loop del quotidiano. Decisivo è il passaggio dal futuro, come se fosse là ad attenderci in fondo alla strada, ai futuri (al plurale) dispiegati in campo aperto. Il passaggio da una idea implicita ad una esplicita di futuri ci permette di provare ad accoglierli senza farsi travolgere. Megatrend ed esplorazioni indicano comportamenti radicati nel tempo, che hanno tutta l’aria di poter proseguire indisturbati la loro corsa. La differenza fra i primi (ad es. boom demografico, invecchiamento della popolazione) e i secondi (ad es. mercato del lavoro, nuovo baricentro commerciale mondiale) è che le variabili fondamentali dei primi sono determinate, mentre quelle dei secondi sono ancora aperte e oscillanti. Guardare le previsioni del tempo non è una attività anticipante. Ma guardare le previsioni e, in ragione di ciò, prendere l’ombrello prima di uscire di casa è una attività anticipante. Le previsioni sono solo un modello, ci raccontano che cosa potrebbe succedere, cambiare comportamento è, invece, un’attività anticipante. Le nostre azioni “impiegano” futuro, sta a noi “leggere” le situazioni e prendere le decisioni conseguenti. La visualizzazione occupa il centro del proscenio di un esercizio di futuro. Compito di un futurista è rendere espliciti e fluorescenti i futuri possibili, in modo da poterli “spendere” nei successivi processi decisionali.

Il futuro non è scritto ma si costruisce assieme. Iniziare a parlarne è il primo passo per lo sviluppo di una comune "future litteracy".

Sapevi che lo studio dei futuri è uno strumento di pianificazione strategica?

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